Un racconto piacevole da leggere; descrizioni brevi si alternano a dialoghi concisi. Questa mescolanza, insieme a un vocabolario non troppo difficile e una lunghezza di tredici pagine ne fanno una lettura da raccomandare per finire una giornata di lavoro.
Per il mio livello ho letto la storia una volta cercando qualche parola nel dizionario. Poi l’ho riletto una seconda volta concentrandomi sul contenuto. Solamente l’ultima parte era difficile da capire non per l’uso del vocabolario ma perché all’improvviso si parla di una persona, Vittorio Menna, che è - penso - il guardiano della reggia, e di suo figlio. La comprensione del dialogo fra i due era indispensabile per spiegare l’accaduto nella reggia.
Il titolo è sorprendente e non ci si aspetta che la storia tratterà di un furto. All’inizio pensavo che Giovanni fosse un vero restauratore aiutato da un professore universitario, Antonio. Ma diventa presto chiaro che le due persone hanno altre intenzioni...
Il fatto di fare appello ai fantasmi dà una sfumatura irreale. Da questo momento il lettore diventa cosciente che si tratta di una finzione, una storia che non è successa veramente. Come già detto, dobbiamo aspettare fino all’ultimo dialogo per capire che l’evento nella reggia è in realtà un gioco di ruolo a cui il figlio del guardiano partecipa.
Myriam Delarivière
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