sabato 12 novembre 2011

Rob cornuto e fortunato


Prima dell’esame, alla fine dell’ultima lezione del corso, è stato il momento per fare la foto di gruppo con classe.
Detto fatto.
Chloé, l’unica francese del corso, ha installato la sua macchina digitale e con l’autoscatto ha fatto la foto con la professoressa. Quello stesso pomeriggio Chloé ha inviato le foto per mail.
Quando ho aperto la mail ho notato con mia grande sorpresa che la cinese Bi Bo mi faceva le corna. Madonna mia, aspetta quando la vedrò domani, mi sono detto.
Il giorno dopo, quando Bo è entrata in classe, l’ho chiamata severamente : “Bo, vieni qua!”. L’ho presa per l’orecchio e le ho dato tre colpi sul sedere, dicendo : “E allora?!?!”
Lei mi guardava sbalordita, a bocca aperta.
“Tu mi hai fatto le corna!!!”
“Ma no Rob, ma no, questo segno è la V di Vittoria e porta fortuna alla persona indicata.”
“Ma Bo, per noi questo segno significa che la persona è cornuta, che io sono cornuto.”
“Ah no, ah no, scusi, scusi, scusi...”
Abbiamo cominciato a ridere per questo equivoco.
Così, prima dell’esame, abbiamo appreso che la differenza tra due culture può causare un malinteso. Lei mi voleva augurare buona fortuna, io mi sentivo cornuto.
Cornuto fortunato, dal sorriso beato, sono uscito dalla classe.

venerdì 21 ottobre 2011

Rob a Siena


ottobre 2011
Il nostro amico Rob Miseur è a Siena per frequentare i corsi di italiano alla famosa Università per Stranieri. Uno dei primi compiti che ha ricevuto è stato quello di raccontare un evento della sua infanzia (suppongo per esercitarsi sulla differenza tra passato prossimo e imperfetto, o no Rob?). Qui sotto potete leggere quello che combinava da piccolo. L’avreste mai immaginato?

Francesca

UN EVENTO DELLA MIA INFANZIA


Da giovane ho abitato a Mechelen, la città arcivescovile del Belgio. La cattedrale apparteneva alla nostra parrocchia e io ho fatto parte del corpo dei chierichetti della cattedrale.

Nelle vacanze alle nove del mattino, qualche amico e io andavamo sempre a servire la messa del capitolo dei canonici. Tanto santi eravamo durante la messa, quanto birichini dopo. Talvolta siamo andati in segreto sulla grande soffitta della cattedrale per vivere dei momenti di suspense. E suspense c'era.

Questa soffitta aveva delle porticine che conducevano fuori ad un corridoio/balcone all'aperto. Niente di più piacevole che percorrere questo corridoio. Tuttavia un giorno la porticina si è richiusa alle nostre spalle e non era possibile riaprirla.

Allora che fare?!?!

Dovevamo arrivare dall'altra parte della cattedrale, dove c'era una porticina aperta. Però per arrivarci dovevamo percorrere 15m. di corridoio sotto archi gotici senza parapetto e con la possibilità di scivolare e cadere 25m. in basso.
Era fine inverno e faceva freddo.

L'abbiamo fatto!!!!

Per fortuna nessuno è caduto e nessun canonico l'ha saputo, né i nostri genitori.

Rob MISEUR 4s


sabato 4 giugno 2011

Amici dell'italiano, amici dell'Unità.

E finalmente anche ad Anversa una giornalista e scrittrice esperta in materia...leghista. Visto il crescente interesse per l'Italia, Anversa non poteva non ospitare (grazie alla collaborazione della cara Valentina Colangelo di Bruxelles e della Dante Alighieri di Anversa) la giovane Eleonora Bianchini, autrice di un libro sconcertante sulla Lega Nord. Qui sotto vedrete la videopresentazione del suo Il libro che la Lega Nord non ti farebbe mai leggere. Vorreste saperne di più? Allora veniteci a trovare giovedì 16 giugno 2011 all'Università di Anversa (ore 19:30), dove Eleonora Bianchini e il regista Paolo Tomassone c'illustreranno il fenomeno Lega Nord come nessuno ce lo aveva mai raccontato prima.


Buon compleanno!!

150 anni d'Italia, altro che 'una semplice spressione geografica'. Guardate un pò come eravamo stati divisi fino alla fine del Risorgimento...

                                              Questa è l'Italia ai tempi di Lorenzo il Magnifico:






Questa invece la situazione al tempo di Napoleone:





                                                      Questa invece la situazione nel 1843:



Ne abbiamo fatta di strada... Giustissimo festeggiare con gioia l'Unità. Giustissimo festeggiare i nostri primi 150 anni, e come festeggiarli se non ricordando le personalità che più lustro hanno dato alla nostra amata Italia? Di cosa stiamo parlando? Ma dei Premi Nobel d'Italia, orgogliosi alfieri della cultura del Belpaese.
Un minuto (o poco più) in loro compagnia, accompagnati dalla voce dell'eterno Luciano Pavarotti.
Viva l'Italia!


La cucina italiana: storia ed etimologia dei sapori più apprezzati al mondo

L'Italia si sa, è terra di storia, cultura, spettacolo e sapori. Proprio la sua cucina è ciò che conquista spesso dal primo istante le simpatie dei futuri italofili. Per questo, gli studenti del 4M 2010/2011 hanno preparato per noi una 'videoricetta'. E cosa sarà mai? Beh...guardate e giudicate!
Buona visione (o buon appetito)!


La città eterna



In occasione del nostro Taalwereldfestival dello scorso 13 maggio, abbiamo preparato per voi visitatori una slide con commento dedicata alla città più bella del mondo. Quale? Ma che domande...ROMA!!!
La voce della guida virtuale è quella della studentessa del 3S di Berchem Gilberte Dubois.
Buona visione a tutti voi italofili!

martedì 15 febbraio 2011

LA “O” DI GIOTTO


Giotto di Bondone è nato nel 1265 a Colle di Vespignano vicino a Vicchio, luogo di nascita di Fra’ Angelico. Il futuro disegnatore del Duomo di Firenze e pittore degli affreschi alla chiesa di San Francesco ad Assisi ebbe una gioventù meravigliosa.
All’età di dieci anni doveva pascolare le pecore e  passava  il tempo disegnando su sassi e nella sabbia.
Secondo la leggenda un giorno il pittore Cimabue passò di lì. Vide il ragazzo che stava disegnando e gli domandò se voleva andare a scuola da lui.
Dopo il permesso di suo padre Giotto l’accompagnò.
Un po’ più tardi il papa Bonifacio VIII mandò qualcuno in Toscana per cercare un grande artista. L’inviato del papa chiese a Giotto di fare un disegno da portare a sua santità. Giotto disegnò a mano libera e senza compasso un circolo perfetto : la “O” di Giotto.

Da cui il proverbio :

               “ESSERE PIÙ TONDO DELL’O DI GIOTTO” 

Mon De Ridder

GIUSTO SUTTERMANS

GIUSTO SUTTERMANS.
FIRENZE, CHE SARESTI SENZA I FIAMMINGHI?


La prima volta che ho visitato la città di Firenze sono stato impressionato dalla grandezza del Palazzo Pitti e dal suo giardino di Boboli.
Più tardi, ritornato a Firenze, ho visitato questo palazzo ed inoltre la sua Galleria Palatina.
Alla Galleria Palatina, che è una serie di stanze nel Palazzo Pitti, si possono ammirare delle tele di Botticelli, Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Rubens, Van Dijck e molti altri.
Tra queste tele ho notato dei ritratti di Giusto Suttermans, pittore nato ad Anversa dove fu battezzato il 28 settembre 1597. Ho visto non uno ma tre, quattro o perfino cinque ritratti di Giusto Suttermans.
Da lì è nato l'enigma : chi è questo fiammingo che merita d'essere esposto con tanti grandi pittori nel Palazzo Pitti? Un Fiammingo non conosciuto da me o da diversi amici che hanno studiato la storia d'arte.

Qualche anno dopo l'enigma fu risolto : a Palazzo Pitti venne organizzata una mostra tematica dal titolo UN GRANDUCA E IL SUO RITRATTISTA sottotitolato Cosimo III de' Medici e la stanza de' quadri di Giusto Suttermans.

Chi era il granduca Cosimo III ?
Nato il 14 agosto 1642, era il terzo figlio di Fernando II e Vittoria della Rovere, ma il primo a superare i primi giorni di vita. Situiamo Cosimo III nella stirpe dei Medici che per quasi trecento anni governò la città di Firenze:
  • Giovanni Di Bicci +1429
  • Cosimo il Vecchio +1464
  • Lorenzo il Magnifico +1492
  • Piero lo Sfortunato +1494 costretto ad andare in esilio
  • Firenze senza i Medici 1494-1512
  • Giovanni dalle bande nere +1526
  • Cosimo Primo +1574
  • Ferdinando Primo +1609
  • Cosimo Secondo +1621
  • Ferdinando Secondo +1670
  • Cosimo Terzo +1723
  • Gian Gastone +1737

Cosimo Terzo fu dunque il penultimo granduca della generazione dei Medici.

Di Giusto, uno dei tredici figli di Francesco ed Esther Suttermans, si sa che è nato ad Anversa il 28 settembre 1597 dove ha cominciato i primi studi artistici presso Willem Pieter de Vos. Questa notizia trova conferma nei registri della gilda di San Luca nei quali Jooys Soeterman figura nel 1609. Per qualche tempo Giusto prese lezioni da Otto van Veen (conoscete tutti la Otto Veniusstraat ad Anversa). Poi lasciò Anversa per Parigi e soggiornò nella capitale francese per tre anni e mezzo, due dei quali presso il ritrattista di corte Frans Pourbus.
Avrete sicuramente notato che ho scritto Jooys Soeterman. Durante la preparazione di questo testo ho ritrovato  diverse ortografie.

Prima di tutto quattro varianti del nome : Jooys/Giusto/Justus/Justo.
Poi il cognome: Soeterman - Suttermans - Sustermans - Sutterman(n)i - Sutermano - Suserman -  Subterman(s) - Citermans - Il fiammingo.

Ciò viene dal fatto che Giusto non firmava mai i sui ritratti. E che gli autori che scrivevano su di lui non sono stati tanto precisi.

Giusto è arrivato nell’ ottobre 1620 a Firenze alla corte Medicea, dove è rimasto per 61 anni. Nel corso della sua carriera Giusto fu mandato e ‘imprestato’ per un tempo più o meno lungo alle corti di Milano, Genova, Piacenza, Ferrara, Vienna e Insbruck. Due volte a Parma, tre volte a Mantova e cinque volte a Modena.
Naturalmente in quanto ritrattista la sua specialità era il viso. Tuttavia ho notato che è abilissimo nella riproduzione delle trine e della struttura ripetitiva d'una stoffa.
Per quanto riguarda la sua biografia, sappiamo che Giusto fu sposato tre volte. Il pittore ebbe due figli di nome Francesco Maria : il primo nacque il 1 agosto 1673 dal secondo matrimonio del pittore con Maddalena di Cosimo Marzocchi, ma mori all'età di ventisei anni.
Il secondo nacque il 25  novembre 1667 dal matrimonio con Maddalena di Agostino Artimini.

Giusto Suttermans morì a Firenze il 23 aprile 1681, quasi 84enne.

Da dove il sottotitolo di quest' articolo? Perchè, a parte Giusto Suttermans, c'è un altro artista più grande e più conosciuto : Giambologna (Jean de Boulogne). In tutta modestia : anche lui è fiammingo.

 Rob Miseur

lunedì 14 febbraio 2011

Il restauro (di Francesco Velonà)

Un racconto piacevole da leggere;  descrizioni brevi si alternano a dialoghi concisi.  Questa mescolanza, insieme a un vocabolario non troppo difficile e una lunghezza di tredici pagine ne fanno una lettura da raccomandare per finire una giornata di lavoro.
Per il mio livello ho letto la storia una volta cercando qualche parola nel dizionario.  Poi l’ho riletto una seconda volta concentrandomi sul contenuto.  Solamente l’ultima parte  era difficile da capire non per l’uso del vocabolario ma perché  all’improvviso si parla di una persona,  Vittorio Menna, che è - penso -  il guardiano della reggia, e di suo figlio.  La comprensione del dialogo fra i due era  indispensabile per spiegare l’accaduto nella reggia.
Il titolo è sorprendente e non ci si aspetta che la storia tratterà di un furto.  All’inizio pensavo che Giovanni fosse un vero restauratore aiutato da un professore universitario, Antonio.  Ma diventa presto chiaro che le due persone hanno altre intenzioni...
Il fatto di fare appello ai fantasmi dà una sfumatura irreale.  Da questo momento il lettore diventa cosciente che si tratta di una finzione, una storia che non è successa veramente.  Come già detto, dobbiamo aspettare fino all’ultimo dialogo per capire che l’evento nella reggia è in realtà un gioco di ruolo a cui il figlio del guardiano partecipa.

Myriam Delarivière

I soliti ignoti

Il film si svolge nella Roma del 1958. La città non è proprio la protagonista, ma l'ambiente dei quartieri poveri è importante per la storia in generale. Si tratta di luoghi realistici, perché il film è stato girato davvero a Roma.
"I soliti ignoti" sono dei ladri di galline, poveri e per questa ragione l'ambientazione povera è essenziale. Consiglieremmo comunque la visione di questo film perché, anche se girato nel 1958 e non ancora a colori, si svolge per due ore senza appesantire lo spettatore, infatti le due ore al cineclub sono volate via. Il film è divertente e pieno di battute e situazioni buffe in una storia ben strutturata.
Potendo scegliere, abbiamo preferito la scena in cui i ladri rompono la parete e scoprono il loro collega con il bicchiere d'acqua: hanno sbagliato parete!
Il film Welcome in Collinwood è un remake di questo film italiano, compresa l'ambientazione in un quartiere povero di una città sconosciuta degli anni '50. Gli Americani vi hanno fatto un solo piccolo miglioramento: nella scena della parete rotta, i ladri chiedono al collega nella cucina: "Dai...ma che fai nella cassaforte!"
La musica ha un ruolo fondamentale: rende l'azione del film più fluida, la sottolinea e collega le diverse scene.
Per quanto riguarda i personaggi del film, si distinguono quattro ladri, quattro personaggi molto diversi.
Cominciamo da Tiberio, il fotografo senza apparecchio fotografico.  Prova a salvare l’apparenza con il suo negozio, ma non ha clienti.  Visto che Tiberio è un uomo abbastanza sincero, all'inizio non vuole partecipare al furto, ma deve comprare i cibi per suo figlio e con la moglie in prigione, non ha scelta: deve partecipare.
Poi c'è Ferribotte, uomo d'onore e siciliano, uomo d’onore quando deve proteggere la reputazione di sua sorella, siciliano al 100% perché irascibile, geloso e violento se provocato. Un ladro di professione.
Poi c'è Pantera, pugile destinato al fallimento. Un personaggio misterioso, bugiardo tra i bugiardi, ma sincero verso Nicoletta, la ragazza che tiene le chiavi dell'appartamento accanto al luogo del colpo. Ma perché restituisce le chiavi al portiere? Per avere un alibi o per proteggere Nicoletta?
E infine, il quarto personaggio: Capannelle, il gregario. Un carattere meno sviluppato, ma necessario per concludere la storia.  Per esempio: la ricerca della "pecora” viene fatta da Capannelle, che poi, alla fine del film accompagna i suoi tre soci verso le loro destinazioni finali. Quattro ladri, certo. Ma anche quattro simpatici birboni.

Le classi 3S e 4S di Eikenstraat

venerdì 7 gennaio 2011

Una serata al cineclub Klappei


Il 18 novembre 2010 abbiamo assistito alla proiezione del film "L'imbalsamatore" presso il cineclub Klappei di Anversa. Si tratta di un film di Matteo Garrone, lo stesso regista di Gomorra. Ecco cosa abbiamo scritto per l'occasione riflettendo sulla storia, i personaggi, le immagini, gli ambienti, la lingua e la colonna sonora.

I personaggi
Peppino determina l'azione e l'atmosfera scura e deprimente del film: è un nano, fisicamente poco attraente, frustrato dalla sua bassa statura. Manipolatore narcisista, cerca di nascondere la sua omosessualità, ma è disperatamente alla ricerca di amore, amicizia e successo. Peppino è innamorato di Valerio, un bell'uomo ma materialista e senza personalità che si lascia usare e non ha nessuno scopo nella vita. Deborah invece è una bella ragazza ma superficiale, che combatte con Peppino per l'amore di Valerio, il quale non sa scegliere fra loro.

Le immagini
Per quanto riguarda le immagini si può dire che si tratta di un film cupo girato in un ambiente brutto. Il paesaggio desolato di Villaggio Coppola è un insieme di cantieri e palazzi abbandonati. Le scene a Cremona invece sono molto nebbiose: non viene mostrato il centro storico ma una periferia anonima e persino la risoluzione della storia si svolge in un deprimente parcheggio sotterraneo. In generale, i colori usati dal direttore della fotografia sono scuri e sporchi, rispecchiando l'ambiente e i personaggi.

La lingua
La lingua parlata nel film è veloce (ma c'erano i sottotitoli). Valerio è il personaggio più facile da comprendere, mentre le labbra rifatte di Deborah si mangiano la metà di ogni parola. L'uso della lingua è comunque molto naturale, poiché il regista usa la lingua quotidiana del Mezzogiorno. Peppino usa una lingua standard con i giovani e parla solo dialetto con il boss, in quanto questo personaggio non è capace di parlare in italiano corretto.

La colonna sonora
La colonna sonora della Banda Osiris è funzionale: supporta chiaramente l'atmosfera buia del film, malinconica e non armoniosa. La banda è conosciuta soprattutto in Italia per le loro composizioni per Radio Due, che sono piuttosto dei brani di musica leggera, tipo swing. In questo film l'influenza del famoso trombettista Enrico Rava ha contribuito ad un tono più lirico e contemporaneamente più aspro.

Le classi di italiano 4MEIK, 3SEIK e 3MEIK