martedì 15 febbraio 2011

LA “O” DI GIOTTO


Giotto di Bondone è nato nel 1265 a Colle di Vespignano vicino a Vicchio, luogo di nascita di Fra’ Angelico. Il futuro disegnatore del Duomo di Firenze e pittore degli affreschi alla chiesa di San Francesco ad Assisi ebbe una gioventù meravigliosa.
All’età di dieci anni doveva pascolare le pecore e  passava  il tempo disegnando su sassi e nella sabbia.
Secondo la leggenda un giorno il pittore Cimabue passò di lì. Vide il ragazzo che stava disegnando e gli domandò se voleva andare a scuola da lui.
Dopo il permesso di suo padre Giotto l’accompagnò.
Un po’ più tardi il papa Bonifacio VIII mandò qualcuno in Toscana per cercare un grande artista. L’inviato del papa chiese a Giotto di fare un disegno da portare a sua santità. Giotto disegnò a mano libera e senza compasso un circolo perfetto : la “O” di Giotto.

Da cui il proverbio :

               “ESSERE PIÙ TONDO DELL’O DI GIOTTO” 

Mon De Ridder

GIUSTO SUTTERMANS

GIUSTO SUTTERMANS.
FIRENZE, CHE SARESTI SENZA I FIAMMINGHI?


La prima volta che ho visitato la città di Firenze sono stato impressionato dalla grandezza del Palazzo Pitti e dal suo giardino di Boboli.
Più tardi, ritornato a Firenze, ho visitato questo palazzo ed inoltre la sua Galleria Palatina.
Alla Galleria Palatina, che è una serie di stanze nel Palazzo Pitti, si possono ammirare delle tele di Botticelli, Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Rubens, Van Dijck e molti altri.
Tra queste tele ho notato dei ritratti di Giusto Suttermans, pittore nato ad Anversa dove fu battezzato il 28 settembre 1597. Ho visto non uno ma tre, quattro o perfino cinque ritratti di Giusto Suttermans.
Da lì è nato l'enigma : chi è questo fiammingo che merita d'essere esposto con tanti grandi pittori nel Palazzo Pitti? Un Fiammingo non conosciuto da me o da diversi amici che hanno studiato la storia d'arte.

Qualche anno dopo l'enigma fu risolto : a Palazzo Pitti venne organizzata una mostra tematica dal titolo UN GRANDUCA E IL SUO RITRATTISTA sottotitolato Cosimo III de' Medici e la stanza de' quadri di Giusto Suttermans.

Chi era il granduca Cosimo III ?
Nato il 14 agosto 1642, era il terzo figlio di Fernando II e Vittoria della Rovere, ma il primo a superare i primi giorni di vita. Situiamo Cosimo III nella stirpe dei Medici che per quasi trecento anni governò la città di Firenze:
  • Giovanni Di Bicci +1429
  • Cosimo il Vecchio +1464
  • Lorenzo il Magnifico +1492
  • Piero lo Sfortunato +1494 costretto ad andare in esilio
  • Firenze senza i Medici 1494-1512
  • Giovanni dalle bande nere +1526
  • Cosimo Primo +1574
  • Ferdinando Primo +1609
  • Cosimo Secondo +1621
  • Ferdinando Secondo +1670
  • Cosimo Terzo +1723
  • Gian Gastone +1737

Cosimo Terzo fu dunque il penultimo granduca della generazione dei Medici.

Di Giusto, uno dei tredici figli di Francesco ed Esther Suttermans, si sa che è nato ad Anversa il 28 settembre 1597 dove ha cominciato i primi studi artistici presso Willem Pieter de Vos. Questa notizia trova conferma nei registri della gilda di San Luca nei quali Jooys Soeterman figura nel 1609. Per qualche tempo Giusto prese lezioni da Otto van Veen (conoscete tutti la Otto Veniusstraat ad Anversa). Poi lasciò Anversa per Parigi e soggiornò nella capitale francese per tre anni e mezzo, due dei quali presso il ritrattista di corte Frans Pourbus.
Avrete sicuramente notato che ho scritto Jooys Soeterman. Durante la preparazione di questo testo ho ritrovato  diverse ortografie.

Prima di tutto quattro varianti del nome : Jooys/Giusto/Justus/Justo.
Poi il cognome: Soeterman - Suttermans - Sustermans - Sutterman(n)i - Sutermano - Suserman -  Subterman(s) - Citermans - Il fiammingo.

Ciò viene dal fatto che Giusto non firmava mai i sui ritratti. E che gli autori che scrivevano su di lui non sono stati tanto precisi.

Giusto è arrivato nell’ ottobre 1620 a Firenze alla corte Medicea, dove è rimasto per 61 anni. Nel corso della sua carriera Giusto fu mandato e ‘imprestato’ per un tempo più o meno lungo alle corti di Milano, Genova, Piacenza, Ferrara, Vienna e Insbruck. Due volte a Parma, tre volte a Mantova e cinque volte a Modena.
Naturalmente in quanto ritrattista la sua specialità era il viso. Tuttavia ho notato che è abilissimo nella riproduzione delle trine e della struttura ripetitiva d'una stoffa.
Per quanto riguarda la sua biografia, sappiamo che Giusto fu sposato tre volte. Il pittore ebbe due figli di nome Francesco Maria : il primo nacque il 1 agosto 1673 dal secondo matrimonio del pittore con Maddalena di Cosimo Marzocchi, ma mori all'età di ventisei anni.
Il secondo nacque il 25  novembre 1667 dal matrimonio con Maddalena di Agostino Artimini.

Giusto Suttermans morì a Firenze il 23 aprile 1681, quasi 84enne.

Da dove il sottotitolo di quest' articolo? Perchè, a parte Giusto Suttermans, c'è un altro artista più grande e più conosciuto : Giambologna (Jean de Boulogne). In tutta modestia : anche lui è fiammingo.

 Rob Miseur

lunedì 14 febbraio 2011

Il restauro (di Francesco Velonà)

Un racconto piacevole da leggere;  descrizioni brevi si alternano a dialoghi concisi.  Questa mescolanza, insieme a un vocabolario non troppo difficile e una lunghezza di tredici pagine ne fanno una lettura da raccomandare per finire una giornata di lavoro.
Per il mio livello ho letto la storia una volta cercando qualche parola nel dizionario.  Poi l’ho riletto una seconda volta concentrandomi sul contenuto.  Solamente l’ultima parte  era difficile da capire non per l’uso del vocabolario ma perché  all’improvviso si parla di una persona,  Vittorio Menna, che è - penso -  il guardiano della reggia, e di suo figlio.  La comprensione del dialogo fra i due era  indispensabile per spiegare l’accaduto nella reggia.
Il titolo è sorprendente e non ci si aspetta che la storia tratterà di un furto.  All’inizio pensavo che Giovanni fosse un vero restauratore aiutato da un professore universitario, Antonio.  Ma diventa presto chiaro che le due persone hanno altre intenzioni...
Il fatto di fare appello ai fantasmi dà una sfumatura irreale.  Da questo momento il lettore diventa cosciente che si tratta di una finzione, una storia che non è successa veramente.  Come già detto, dobbiamo aspettare fino all’ultimo dialogo per capire che l’evento nella reggia è in realtà un gioco di ruolo a cui il figlio del guardiano partecipa.

Myriam Delarivière

I soliti ignoti

Il film si svolge nella Roma del 1958. La città non è proprio la protagonista, ma l'ambiente dei quartieri poveri è importante per la storia in generale. Si tratta di luoghi realistici, perché il film è stato girato davvero a Roma.
"I soliti ignoti" sono dei ladri di galline, poveri e per questa ragione l'ambientazione povera è essenziale. Consiglieremmo comunque la visione di questo film perché, anche se girato nel 1958 e non ancora a colori, si svolge per due ore senza appesantire lo spettatore, infatti le due ore al cineclub sono volate via. Il film è divertente e pieno di battute e situazioni buffe in una storia ben strutturata.
Potendo scegliere, abbiamo preferito la scena in cui i ladri rompono la parete e scoprono il loro collega con il bicchiere d'acqua: hanno sbagliato parete!
Il film Welcome in Collinwood è un remake di questo film italiano, compresa l'ambientazione in un quartiere povero di una città sconosciuta degli anni '50. Gli Americani vi hanno fatto un solo piccolo miglioramento: nella scena della parete rotta, i ladri chiedono al collega nella cucina: "Dai...ma che fai nella cassaforte!"
La musica ha un ruolo fondamentale: rende l'azione del film più fluida, la sottolinea e collega le diverse scene.
Per quanto riguarda i personaggi del film, si distinguono quattro ladri, quattro personaggi molto diversi.
Cominciamo da Tiberio, il fotografo senza apparecchio fotografico.  Prova a salvare l’apparenza con il suo negozio, ma non ha clienti.  Visto che Tiberio è un uomo abbastanza sincero, all'inizio non vuole partecipare al furto, ma deve comprare i cibi per suo figlio e con la moglie in prigione, non ha scelta: deve partecipare.
Poi c'è Ferribotte, uomo d'onore e siciliano, uomo d’onore quando deve proteggere la reputazione di sua sorella, siciliano al 100% perché irascibile, geloso e violento se provocato. Un ladro di professione.
Poi c'è Pantera, pugile destinato al fallimento. Un personaggio misterioso, bugiardo tra i bugiardi, ma sincero verso Nicoletta, la ragazza che tiene le chiavi dell'appartamento accanto al luogo del colpo. Ma perché restituisce le chiavi al portiere? Per avere un alibi o per proteggere Nicoletta?
E infine, il quarto personaggio: Capannelle, il gregario. Un carattere meno sviluppato, ma necessario per concludere la storia.  Per esempio: la ricerca della "pecora” viene fatta da Capannelle, che poi, alla fine del film accompagna i suoi tre soci verso le loro destinazioni finali. Quattro ladri, certo. Ma anche quattro simpatici birboni.

Le classi 3S e 4S di Eikenstraat